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UNI 10749 Guida per gestione dei materiali per la manutenzione

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Le politiche di gestione dei materiali tecnici

Gestire un materiale significa classificarlo, codificarlo, inserire la sua anagrafica nel sistema informativo, definirne una politica di gestione e dove necessario anche una scorta. Ovviamente tutto ciò rappresenta un costo da sostenere e come primo passo occorre fare riferimento alla norma che suggerisce di non gestire:

   materiali di basso consumo, basso valore e facile reperibilità;

   materiali di rapida e facile costruibilità in azienda;

   materiali sostituibili con altri materiali già gestiti;

   materiali destinati a prove.

 

Una volta definiti i materiali da gestire, le due politiche principali sono:

   gestione a scorta – mantenimento a scorta di un dato materiale per cui si è definito un riordino automatico (livello di riordino) una volta raggiunta una quantità minima;

   gestione a fabbisogno – assicurare la disponibilità di un dato materiale solo nel momento e nella quantità in cui ci ha effettiva necessità: acquisto su centro di costo; materiali presenti a magazzino non gestiti a scorta.

 

La definizione delle politiche di gestione dei materiali tecnici rappresenta il giusto compromesso fra livello di servizio e spesa di immobilizzo avendo presente che la gestione a fabbisogno e preferibile rispetto alla gestione a scorta in quanto riduce le risorse economiche impegnate.

 

Di norma, si privilegia la gestione a scorta di materiali il cui costo di immobilizzo è superiore al costo di stock out (indisponibilità, fermo impianto), che hanno consumi rilevanti o sono di difficile reperibilità.

 

Il costo del mantenimento a scorta

Per valutare il costo del mantenimento a scorta di un materiale tecnico (per il controllo di gestione “spare parts – pezzi di ricambio”) occorre ricordare i principi contabili internazionali che prevedono la classificazione dei pezzi di ricambio in:

a)      pezzi di ricambio a basso costo unitario e basso valore totale e di uso ricorrente (rilevati come spese);

b)     pezzi di ricambio di rilevante costo unitario e di uso non ricorrente (immobilizzazioni immateriali ed ammortizzati sulla vita del cespite);

c)      pezzi di rilevante costo unitario e di uso molto ricorrente (rimanenze di magazzino e scaricati in base al consumo).

 

L’oggetto della nostra indagine sono pezzi di ricambio di tipo c) ed è per questo che è importante aver chiaro che mantenere una materiale a scorta (rimanenze di magazzino) ha un costo.

 

Il costo del capitale investito (WACC “weighted average cost of capital”) consiste nella media ponderata tra il costo del capitale proprio (tasso di rendimento atteso del proprio capitale) e il costo del capitale di debito (interessi). Il WACC per aziende del settore  può essere assunto per un valore pari al 10%.

 

Sulla base ti tali principi contabili è chiaro che mantenere un ricambio a scorta ha un costo pari al costo del capitale investito (10% del valore del materiale a magazzino) e a tale voce occorre aggiungere:

 

   costi di magazzino (affitto, gestione del magazzino…);

   costi di movimentazione dei materiali (costi per attrezzature, costi operativi…);

   costi di lavoro extra-movimentazione;

   costi di assicurazioni;

   furti, avanzi e obsolescenza.

 

La letteratura riporta un costo totale annuo delle rimanenze di magazzino variabile dal 15% al 40% del valore del ricambio stesso.